Ancelotti cerca soluzioni alternative per il Napoli
La stagione del Napoli, al netto dell’ultima partita di Bologna ancora da disputare in serata, ha sancito una certezza: nonostante gli azzurri quest’anno siano riusciti a tenere il passo della Juventus per poco più di un terzo del campionato, la squadra di Carlo Ancelotti è stata l’unica del gruppo di testa che ha provato comunque a insediare lo strapotere dei bianconeri. Ma se la Vecchia Signora ha scavato ormai un solco difficilmente colmabile nell’immediato, con i suoi principali competitors, tanto sul piano tecnico, quanto – se non soprattutto – dal punto di vista economico e strutturale, all’ombra del Vesuvio hanno fatto più o meno lo stesso, dimostrandosi decisamente superiori all’Inter ed alle altre squadre che in estate li sopravanzavano nelle griglie e nei pronostici.
Nel suo percorso di crescita stagionale, il Napoli ha dovuto adattarsi alle idee dell’allenatore di Reggiolo, imparando ad avere una dimensione più verticale, da aggiungere al sostrato tattico appreso durante la precedente gestione, fatto di pressing ultra aggressivo nella metà campo avversaria, palleggio e controllo del possesso. L’imperativo di Ancelotti è stato quello di cercare soluzioni alternative e personalizzare un progetto tutto nuovo rispetto al passato, pur non abiurando le caratteristiche che hanno esaltato questo gruppo durante il triennio di Sarri. Questa circostanza ha obbligato Carletto a chiedere ai suoi giocatori qualcosa di diverso, tanto nei movimenti, quanto – se non soprattutto – nelle posizioni occupate in campo, specialmente ai centrocampisti. Ecco, proprio la mediana è stato il reparto che maggiormente s’è dovuto adattare alle nuove proposte di Ancelotti, viandante del calcio continentale, avendo allenato (e vinto…) pressochè ovunque, nelle principali Leghe europee.
Squadra fluida e relativismo tattico
Liofilizzando i concetti tattici osservati quest’anno, è innegabile sottolineare come nella testa di Ancelotti si sia insinuata l’idea di innovare il gioco degli azzurri, senza necessariamente dover cadere nella trappola di un integralismo strategico esasperato. Al contrario, ha costruito il Napoli su un modello tattico di stampo tradizionalista, sì “classicheggiante”, come il 4-4-2, ma reinterpretato in maniera duttile e fluida, nient’affatto scontato e prevedibile per gli avversari, con Fabiàn Ruiz o Zielinski “finto esterno”. Lo scopo era quello di lasciare libero lo spazio in fascia, saturato dalle sovrapposizioni laterali di Ghoulam o Mario Rui, favorendo l’ampiezza alla manovra d’attacco, ed al contempo agevolare il movimento “ad entrare” proprio del finto esterno, in maniera tale che attaccasse la profondità tra le linee, alle spalle della mediana, dilatando così lo spazio fra difesa e centrocampo avversario. Probabilmente, la scelta di non sostituire Jorginho con un altro metodista, adattando Hamsik in quel ruolo, non ha prodotto i dividendi sperati, costringendo l’allenatore emiliano a creare un affascinante paradosso, capace di sorprendere non solo gli avversari, ma pure i suoi detrattori.
Ovvero, il regista è uno “spazio vuoto”. Nel senso che, la costruzione della manovra degli azzurri inizia dai difensori centrali, specialmente con Albiol, che porta palla fino alla propria trequarti, ed in assenza di un centrocampista centrale, abile nel venire incontro per ricevere lo scarico e distribuire il gioco in ampiezza o in profondità, a seconda della lettura dei movimenti degli avversari (situazione di pressione o palla scoperta), si appoggia negli spazi intermedi. Cosicchè, il movimento laterale di Allan, contestuale a quello delle catene laterali, aumenta le linee di passaggio. E’ evidente l’intenzione di portare più giocatori in mezzo al campo, fare densità e esaltare l’idea del sovrannumero intorno all’uomo in possesso, cui viene offerta una varietà di soluzioni al momento della trasmissione, sul breve e sul medio.
Interscambiabilità posizionale
In conclusione, uno dei principi fondamentali del calcio di Ancelotti è l’interscambiabilità del gioco posizionale. Sostanzialmente, appare pertinente immaginare che la verità sulla forza del Napoli, sulle prospettive di questa squadra in vista del prossima stagione, sulla scorta delle idee ormai consolidate nella testa dell’allenatore, al secondo anno sulla panchina degli azzurri, passi attraverso la costruzione di una linea mediana in grado di garantire al tecnico la possibilità di evolvere i suoi già avanzatissimi concetti calcistici. Veniamo, quindi, ai nomi spendibili per rafforzare il cuore della manovra azzurra. Secondo i bene informati, Giuntoli avrebbe attenzionato tre centrocampisti: Veretout, Bennacer ed Almendra.
Veretout, un vecchio pallino
Pare che negli ultimi giorni abbia subito un certo raffreddamento la corrispondenza di amorosi sensi con Jordan Veretout (classe ’93). Eppure, il centrocampista francese sembrava dovesse essere il primo obiettivo plausibile di mercato, in relazione al budget ed alle possibilità economiche del club, coerentemente con i principi di gestione imposti alla direzione sportiva da ADL, nonchè funzionale all’idea di gioco che Ancelotti intende sviluppare il prossimo anno. In effetti, c’è stato un momento in cui pareva davvero che il Napoli avesse già centrato l’acquisto di Veretout. Legato contrattualmente alla Fiorentina fino al 2021, il calciatore ha comunicato in tempi non sospetti alla società, tramite il suo agente, Mario Giuffredi, di non voler rinnovare, lasciando trapelare l’intenzione di “abbandonare” prematuramente i gigliati a fine campionato. Gli azzurri, dunque, apparivano vicinissimi ad annunciare un accordo di massima con la famiglia Della Valle, disponibile a chiudere la trattativa per 20 milioni di euro. Il calciatore, invece, avrebbe sottoscritto un accordo da 1.9 milioni netti a stagione.
Insomma, un’operazione i cui dettagli aspettavano solamente di essere perfezionati e che avrebbe messo tutti d’accordo. La Fiorentina, interessata a realizzare una discreta plusvalenza, visto e considerato che Pantaleo Corvino, solo due anni fa, prelevò Veretout dall’Aston Villa per 7 milioni di euro. Senza trascurare, poi, una curiosità che testimoniava il gradimento del giocatore francese a traslocare sulle sponde di Partenope: qualche mese fa ha scelto la splendida cornice di Napoli come location per la proposta di nozze alla fidanzata, Sabrina Merlos. D’altro canto, Ancelotti, avrebbe aggiunto l’ennesimo centrocampista eclettico e versatile alla sua rosa. Magari, a smorzare gli entusiasmi iniziali ha provveduto proprio il fatto che Veretout non sia il classico “pivote”, che gioca basso, fa da schermo davanti alla difesa e favorisce la costruzione della manovra partendo dalla propria area di rigore. Il meglio di sé, infatti, l’ha dato in una mediana “a tre”, con Badelj centrale, ed ai lati Benassi e lo stesso Veretout, chiamati a collaborare alla risalita della palla, attraverso il palleggio e schierati entrambi a piede invertito, al fine di proporsi come alternativa in zona gol, grazie alla capacità di calciare dalla distanza in maniera forte e precisa…
Bennacer, il nuovo che avanza
Ismael Bennacer (classe ’97) da due anni gioca con l’Empoli, che lo acquistò dall’Arsenal. In una squadra dalla spiccata identità propositiva, che nonostante la necessità di salvarsi, ha sempre palesato il tentativo di controllare le partite, piuttosto che aspettare e speculare sugli errori altrui, contro squadre, sulla carta, più attrezzate dal punto di vista tecnico, si è imposto con grande autorità, nello spartito di Aurelio Andreazzoli – centrocampo a rombo (4-3-1-2). Il franco-algerino è quella mezz’ala di grande qualità che svolge la funzione di collaborare nella fase di costruzione del gioco, abbassandosi spesso, dando ritmo al palleggio e aiutando l’uscita della palla. I toscani manovrano con insistenza attraverso le catene laterali, fraseggiando sul corto e facendo densità in zona palla, centralizzando il gioco solo nella trequarti di campo avversaria, dove si attivano, con delle tracce in diagonale, le combinazioni fra i giocatori offensivi qualitativamente meglio dotati: il trequartista Zajc (passato poi al Fenerbahce nel mercato invernale) a giostrare dietro le punte, La Gumina e Caputo. Al Napoli farebbe certamente comodo arruolare un centrocampista con le caratteristiche di Bennacer, il cui acquisto, presumibilmente ad una cifra tra i 10 ed i 12 milioni di euro, gratificherebbe tanto le necessità tecnico-tattiche di Ancelotti, quanto i parametri economico-finanziari dettati dalla proprietà in tema di mercato. Come per Veretout, l’incognita potrebbe essere quella di doverlo adattare in un diverso sistema di gioco. Al momento, però, è prematuro fare qualsiasi tipo di discorso. Almeno fino a domani, quando l’Empoli, dopo la gara con l’Inter, avrà ben chiaro il suo futuro…
Il sogno Almendra
La tentazione del Napoli, tuttavia, sarebbe un’altra. Ovvero, accelerare i tempi nella corsa all’argentino Augustin Almendra (classe 2000), che il Boca Juniors valuta non meno di 27 milioni di euro, il prezzo della sua clausola risolutiva. Il motivo è semplice. Il talentuosissimo centrocampista sarà uno degli osservati speciali del Mondiale Under 20 in Polonia (stasera l’Albiceleste, allenata da Fernando Batista, debutta contro il Sudafrica), e Giuntoli, prima che Almendra diventi un crack di mercato, vorrebbe anticipare la concorrenza. Su tutti, il Porto, disposto non solo a mettere sul piatto della bilancia per intero la cifra della clausola, ma garantendo al Boca una percentuale sulla rivendita futura. Una evenienza contrattuale mai digerita da ADL in circostanze analoghe. La duttilità ha concesso ad Almendra di ritagliarsi sin da subito uno spazio importante nel Boca allenato da Schelotto, che lo scorso anno ne ha fatto la prima alternativa per il terzetto di centrocampo – Wilmar Barrios, Gago e Pablo Pérez -, impiegandolo come il naturale cambio di lusso per tutti e tre i ruoli del centrocampo. In questa stagione, il nuovo allenatore delle Xeneizes (in origine, il quartiere de La Boca ebbe una forte immigrazione di genovesi, e la parola “Zena”, significa precisamente Genova, in dialetto. Da qui, appunto, “xeneizi”), Gustavo Alfaro, anche per favorire l’esplosione definitiva di Almendra, ha avallato la cessione dell’intera mediana titolare – via Barrios, Gago, Pérez -; spingendosi oltre. Addirittura, ha cambiato il modulo, passando al 4-2-3-1, in cui Almendra ha trovato spazio, come intermedio sinistro, oppure nella coppia di metodisti, accanto a Marcone.
Francesco Infranca
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione