La Lazio ha perso l’ennesima occasione per rimanere attaccata al treno Champions. Se la scorsa stagione la squadra di Inzaghi ha perso la Champions per palesi torti arbitrali, come dimostrato dalle tante moviole, la situazione dell’annata attuale è diversa.
La Lazio ha 49 punti in 31 partite. Nel 2017-2018 ne aveva ben 60 quando le mancavano 7 partite. Ora ha già disputato tutti gli scontri diretti, ma nelle ultime 3 partite ha conquistato un miserrimo punticino, tra l’altro nelle battute finali contro un Sassuolo tutt’altro che irresistibile.
Pertanto, il punteggio nettamente inferiore rispetto alla scorsa stagione inizia a spiegarsi con l’impatto si alcuni calciatori. Luis Alberto e Milinkovic-Savic erano stati sontuosi, mentre in questa attuale sono altalenanti. C’era inoltre De Vrij che reggeva la difesa, fermo restando che il contributo di Acerbi è comunque di livello. Infine, Felipe Anderson, seppur non sempre costante, garantiva un’ottima soluzione alternativa. Il brasiliano sta facendo faville in Premier, al punto da essere considerato uno dei migliori esterni del campionato inglese.
Poi, come sempre nella gestione Lotito, sono mancate le alternative in panchina. Alcuni calciatori sono in avanti con gli anni e non c’è stato un buon ricambio. Lulic viene spesso sostituito da Durmisi, che spesso (come ieri) si è rivelato una vera e propria disgrazia. Lo scorso anno in fase offensiva c’era un gran calciatore come Felipe Anderson, quest’anno c’è Correa, ma non è la stessa cosa.
La squadra poi si perde spesso a livello di tenuta psicofisica, soffrendo quando non è al top. Rimangono attuali le parole di Roberto Cei, psicologo dello sport, sui problemi della Lazio a livello psicologico.
La domanda era: “Cosa impedisce a una squadra come la Lazio di dare il massimo nelle partite più importanti della stagione?”. La risposta è stata “Talvolta c’è difficoltà nel mantenere una continuità di risultati nel tempo. Stanchezza e stress possono avere il loro peso. Anche l’abitudine può influire e di partita in partita si tende a perdere un atteggiamento propositivo e competitivo. Una grande squadra deve saper gestire mentalmente la fatica, gli imprevisti e gli infortuni che si accumulano durante la stagione. Nelle partite più importanti, poi, concentrarsi solo sul pensiero di dover vincere a tutti i costi non aiuta. Questo perché all’interno di un gruppo non tutti sanno gestire la pressione allo stesso modo. Può succedere magari che proprio i giocatori più importanti non riescano a farlo e che quindi a crollare sia l’intero gruppo. In questi casi bisogna imparare a rispondere a ogni evenienza cambiando atteggiamento nel corso della partita”.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione