Ieri si è consumata l’ennesima vergogna legata al razzismo, con questa volta Moise Kean come protagonista (e non è la prima volta). L’attaccante della Juventus ha subito ululati razzisti praticamente per tutta la partita. La tifoseria del Cagliari si era resa già protagonista di questo atteggiamento inqualificabile. E Kean non è la prima vittima tra i calciatori di colore della Juventus. Come noto, l’altro fu Blaise Matuidi.
Questa la celebrazione dopo i tantissimi cori razzisti di cui è stato vittima:
Italian teen Moise Kean is subjected to racist chants throughout a match. He scores and celebrates like this in the 85th minute.
The perfect response right?
His manager: "He should not have celebrated in that way"
His captain: "The blame is 50/50."pic.twitter.com/efzLNmCdmP
— Richard Chambers (@newschambers) April 3, 2019
Differenze con l’Inghilterra
Due tifosi del Southampton mimano il gesto dell’aereo a bordo del quale viaggiava Sala: arresto e Daspo.
Un tifoso del Tottenham lancia una banana contro Aubameyang: Daspo.
In Inter-Napoli, nessun razzista punito, ma ad essere punita è l’Inter come società per la folle norma della responsabilità oggettiva?
Cosa succederà al tifoso del Cagliari che ha mimato il verso della scimmia?
Proprio in Inghilterra stanno stigmatizzando le parole di Bonucci, il quale ha dichiarato che le colpe vanno divise al 50% con il giocatore, reo, a suo dire, di avere provocato i tifosi ospiti.
Ma quali sono allora le differenze con il caso Koulibaly in Inter-Napoli? In primo luogo, le reazioni diverse dei due calciatori. Koulibaly non ha risposto ai vomitevoli cori dello stadio San Siro, ma ha applaudito ironicamente l’arbitro per avergli dato un giallo per un intervento di gioco, con buona pace dell’applicazione del regolamento in termini di sospensione della gara. In Cagliari-Juve il match è stato sospeso. Ceppitelli ha richiamato all’ordine i propri tifosi, mentre Kean è stato calmato dai suoi compagni.
Sulle due reazioni, non vanno assolutamente condannate. Sono reazioni diverse, ma assolutamente lecite e comprensibili. Kean avrà anche provocato, ma lo ha fatto dopo essere stato vittima di un atteggiamento di un gruppo di minus habens. Ed è giustificabile anche perché si tratta di un ragazzo di 19 anni. Koulibaly, che di anni ne ha nove in più, non ha reagito contro i razzisti avversari, ma ha richiamato (invano) l’attenzione dell’arbitro.
Entrambi gli episodi hanno avuto una certa eco mediatica, ma quello di Koulibaly ha avuto ancora più risalto sui media proprio per l’inettitudine del direttore di gara. La vicenda Kean è stata decisamente gestita meglio. Al ragazzo non va rimproverato nulla. Quelli sugli spalti che lo hanno insultato con epiteti e gesti razzisti non sono tifosi, ma gente che non vale nulla.
La palese sottovalutazione della deriva razzista da parte di tutti coloro i quali, a vario titolo ed a vario livello dovrebbero invece contrastarla, è evidente, nonostante in tanti (forse troppi…) facciano a gara per stemperarne gli effetti nefasti su tutto l’ambiente.
Quanto possa essere superficiale ed inadeguata la risposta di Federazione, Leghe ed Associazioni di categoria trova la sua spiegazione ed il suo fondamento su molteplici motivi.
La Figc, almeno formalmente, s’è sempre dimostrata particolarmente attenta al problema della discriminazione razziale, promuovendo una serie di attività funzionali a veicolare il calcio come elemento di integrazione, sensibilizzando specialmente le fasce d’età giovanile.
Un’altra differenza tra i due casi era dovuta anche alla posta in palio. Se la Juve deve solo formalizzare la vittoria dello scudetto e Kean punta a segnare sempre più gol per avere un ruolo importante nel futuro a tinte bianconere, il Napoli si ritrovava a dover incamerare punti per il secondo posto e chiudere il girone d’andata nel migliore dei modi.
I cori furono rivolti all’indirizzo di Koulibaly, in quanto non bianco, nel corso di tutta la partita Inter-Napoli. Stesso discorso per Kean in Cagliari-Juve.
L’espulsione del difensore degli azzurri non solo è il paradigma di quanto possa essere invasivo sul rendimento di un giocatore, e di conseguenza, sulle sorti di una partita, il comportamento incivile di una parte più o meno consistente di una certa tifoseria. Al contempo, rappresenta addirittura una sorta di paradosso, poiché la sanzione dell’espulsione applicata dall’arbitro allo stesso centrale senegalese, reo di aver risposto agli ululati del pubblico di casa, che imitavano una scimmia, con un plateale applauso, pur essendo un atto (quasi..) dovuto, è risultata oltremodo penalizzante, per il Napoli ed il suo stesso difensore.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione