La partita tra Roma e Napoli si è messa subito bene per gli azzurri e subito male per i giallorossi. Il gol di Milik ha aperto la strada alla squadra di Ancelotti. Il Napoli ha giocato tuttavia quasi al piccolo trotto, non concretizzando il dominio territoriale e commettendo un errore di superficialità. Ci si aspettava che il gol su rigore, avvenuto allo scadere del primo tempo, desse la scossa alla Roma, ma il secondo tempo è iniziato come il primo.

Nella ripresa il Napoli ha sfruttato i limiti dei giallorossi, mettendo a segno due reti in pochi minuti. Poi il gol di Younes nell’ultima porzione di match, quando quest’ultimo era stato oramai messo in ghiaccio dal Napoli.

Si è vista una differenza imbarazzante tra le due squadre, frutto soprattutto dell’aspetto mentale, fermo restando una differenza tecnica che si è acuita oramai già dalla passata stagione. E la guida tecnica è stata fondamentale. Passare da Sarri, tecnico che ha sfiorato lo scudetto, ad Ancelotti, il tecnico più decorato al mondo, significa avere un progetto tecnico di primo livello. Il fatturato sarà lontano da certe realtà, ma il Napoli è costantemente in Champions e si sta mettendo alle spalle realtà simili a livello economiche grazie alla forza delle idee.

Koulibaly è un centrale che giganteggia. I meriti di Sarri sono incontestabili, ma si sta ripetendo anche con Ancelotti. La Roma è una squadra zeppa di marcantoni, ma nelle mischie il senegalese ha sempre avuto la meglio, grazie a scelta di tempo, forza fisica e mentalità. La Roma ha anch’essa un centrale di tutto rispetto, ma il buon Kostantinos Manolas non è stato supportato da un impianto di gioco di livello. Un impianto di gioco che non ha coperto, bensì ha acuito le crepe di certi elementi. Anche il Napoli ha vari calciatori di “classe media”, ma in un sistema di gioco così armonico e sincronico, frutto di una squadra che ha cambiato molto poco nel corso degli anni, anche elementi non eccelsi mettono in mostra maggiormente le proprie virtù. La Roma è invece caduta nuovamente nell’errore dei troppi stravolgimenti.

Stravolgimenti che hanno a che fare non solo con il mercato, ma anche con le scelte dei tecnici. Su Di Francesco abbiamo già sprecato fiumi di inchiostro, mentre lo stesso Ranieri ancora non ha trovato le giuste alchimie e sta sperimentando troppo anche all’interno dello stesso match.

A centrocampo il Napoli ha un ragazzo pagato un’inezia, un certo Fabian Ruiz, costato 30 milioni. Lo spagnolo, debilitato dalla febbre fino a pochissimi giorni fa, è sceso in campo. Per lui 1 assist, 98 passaggi, precisione passaggi del 95%, 3 passaggi chiave, un grande contributo in fase difensiva e tantissima roba. Fabian è supportato da un incontrista come Allan e oggi si è avvalso del contributo di due esterni che si sono impegnati al meglio nelle due fasi.

La differenza di “armonia” di gioco la si vede anche nella produzione offensiva. Sia Dzeko che Mertens hanno capacità oculo-podaliche di dialogare con i compagni. Mentre il belga aveva più linee di passaggio create dai compagni, il bosniaco si ritrovava spesso a predicare nel deserto.

Per concludere, tornando al discorso del centrocampo, da quando De Rossi, frangiflutti e leader incontestabile, ha accusato le classiche crepe dell’età, l’ingranaggio si è sfaldato. Nzonzi è un calciatore troppo lento e troppo poco dinamico per sostenerlo, mentre dal lato del Napoli il dinamismo e la corsa sono di tutt’altro livello. Fermo restando le differenze tecniche, l’operato di Sarri, al quale è stato dato seguito nel migliore dei modi da Ancelotti, hanno acuito questo gap con la Roma. Da un lato c’è un collettivo molto ben organizzato, dall’altro si improvvisa.