La Juventus vista contro l’Atletico ha mostrato problemi a centrocampo. I bianconeri si sono fatti soffocare dal pressing degli uomini di Simeone, non riuscendo a contrapporre qualità né posizione.
Allegri ha preferito troppo spesso un centrocampo muscolare. Al Milan il reparto fu indebolito molto, ma lì il fattore economico ebbe un’incidenza evidente, mentre alla Juve questo problema non si è posto.
Il Milan prima di Allegri aveva un centrocampo composto da Pirlo, Seedorf, Ronaldinho e Beckham. Ne è uscito con Cristante, De Jong e Nocerino (Sassuolo-Milan 4-3)
La Juventus aveva Pirlo, Pogba, Marchisio e Vidal. Adesso ha Pjanic, Betancur/Emre Can/Khedira e Matuidi. Lo stesso Pjanic, che alla Roma giocava più avanti, è diventato un calciatore quasi di lotta, non uno che disegna calcio.
Allegri ha chiesto e ottenuto calciatori fisici in tutti i ruoli. Il gioco dovrebbe farlo Dybala, calciatore che viene facilmente bloccato quando ha addosso elementi così aggressivi come quelli dell’Atletico. Lo stesso Pjanic non riesce a esprimersi in determinate condizioni. Matuidi è un calciatore di livello, ma non è un elemento tecnico.
Contro certe squadre di Serie A la Juve magari esprime solo parte del suo potenziale, ma quando il livello è più basso la risolvono i campioni.
Non avendo a disposizione Douglas Costa, uno degli elementi che salta l’uomo, Cancelo è stato tenuto clamorosamente in panchina. Fatto sta che in certi contesti conta la qualità e Allegri ci ha rinunciato.
A giugno, quando ci sarà un alto tecnico in panchina, servirà puntare sulla qualità nel reparto nevralgico. In Europa serve costruire, essere propositivi, cosa che Allegri non sta garantendo. Un 2-0 fuori casa è teoricamente recuperabile, ma il tecnico livornese dovrà sperare nella vena dei campioni che si ritrova.
Chiosa con le parole di Andrea Pirlo: “Sembrava che l’Atletico giocasse per vincere, mentre la Juve si accontentava di giochicchiare senza un’idea. È l’atteggiamento che deve cambiare, l’atteggiamento di una squadra che vuole fare la partita e non una squadra che aspetta…”
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione