La follia del “politicamente corretto” è una delle rovine del giornalismo moderno. Il fatto che bisogna stare attenti a dire sempre le cose “giuste” è una follia. Toglie genuinità al messaggio, toglie gran parte dell’interesse. Ognuno dovrebbe essere libero di dire quello che pensa, fregandosene dei luoghi comuni. Non sempre è così, anzi non lo è quasi mai. E così capita che appena qualcuno canti fuori dal coro venga ad essere additato coi peggiori epiteti. Collovati ha sbagliato totalmente nei modi e ha generalizzato, cosa gravissima,
Appunto. Generalizzare è sempre sbagliato. Ci sono donne che di calcio ne sanno quanto o molto più di tanti uomini. Dire che quando una donna parla di tattica non va ascoltata è sbagliato. Ma purtroppo è vero che molte donne, solo perché piacenti, hanno ospitalità in trasmissioni dove sono autentici pesci fuor d’acqua.
Collovati ha sbagliato a generalizzare, “la ha fatta fuori dal vaso”, ma è innegabile che spesso ci sono donne che hanno qualità, diciamo così, “diverse”. Nulla a che vedere col calcio. Il vero maschilismo non è dire che non hanno nulla a che vedere col calcio. Il vero maschilismo è portarle in TV solo per far vedere le gambe o quanto altro. Un qualcosa che dovrebbe essere umiliante per le donne in questione, per gli spettatori, considerati più o meno come guardoni. E, tutto sommato anche per chi fa quelle trasmissioni, che per tutta evidenza hanno bisogno di vedere una bella ragazza in abiti provocanti, altrimenti nessuno se li fila.
Detto questo,
Il caso anomalo di Wanda Nara
il caso di Wanda Nara è ancora diverso. Per tutta evidenza, non ha nulla per fare il procuratore. Il procuratore dovrebbe essere un esperto in materia legale, economica, fiscale. Deve essere al centro di una rete di conoscenze calcistiche in modo da agevolare il suo assistito. La signora in questione non ha nulla di tutto questo. Wanda Nara è solo la moglie di un grande calciatore. Non solo: ha, legittime, ambizioni nel mondo dello spettacolo. Usa la visibilità del calcio per farsi pubblicità. Raiola (o Sconcerti) non posterebbero mai una foto in mutande su Instagram: lei lo fa spesso. Lei sì che è ridicola quando parla di calcio. Ma, lo ribadiamo, non perché è donna, bensì perché non ha le conoscenze tecniche e giuridiche per fare la procuratrice. Come non le hanno tanti uomini che svolgono questo lavoro e che hanno difficoltà a esprimersi in lingua italiana, sia chiaro.
Mettiamoci nei panni di Collovati: un campione del mondo “costretto” a parlare di tattica con una “modella” non è il massimo della vita. Poi da lì a uscirsene con certe esternazioni, ce ne corre.
Sogniamo un mondo in cui le opinioniste invitate in TV siano donne competenti di calcio (e ve ne sono tante) e che non venga data priorità all’aspetto fisico e, soprattutto, a pose provocanti. Quello è il peggior maschilismo, ancor più delle pur brutte affermazioni di Collovati.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione