Sfortuna? No, non ha senso parlare di sfortuna difronte al terzo 0-0 nelle ultime quattro partite. È chiaro che c’è qualcosa che non va. Non lo diciamo noi, lo dicono i numeri. Numeri che nella loro arida freddezza non dicono tutto, ma le cose che dicono non sono mai sbagliate. E non valga come scusante il fatto che anche in questa circostanza si sia creato moltissimo. Contro un Toro che è venuto a Napoli con una idea fissa in testa: fare un catenaccio di vecchia memoria, e sperare nel contropiede.
Eravamo curiosi di capire cosa avesse studiato Mazzarri per fermare il Napoli. Ne aveva parato il giorno prima come uno che aveva trovato la pietra filosofale del gioco del calcio. Invece era un banale catenaccio.
Catenaccio per altro fatto neanche benissimo. Perché Il Napoli strada facendo le sue occasioni le ha create. Milik ne ha fallite tre, una assolutamente clamorosa. Insigne ha preso un palo clamoroso, ed in un’altra circostanza ha visto il suo tiro incocciare casualmente nel tacco di Sirigu. In ogni caso poco, troppo poco. E gli errori non sono un alibi, semmai un’accusa. I 18 pali in stagione rappresentano una giustificazione solo parziale.
È chiaro che il pari non sposta di una virgola la stagione azzurra. E questo potrebbe diventare un problema. Una squadra senza stimoli è una squadra che gioca male, e in questo modo prepara male anche le partite di Europa League.
Ultima considerazione. Ancelotti ha scoperto improvvisamente la coperta corta. In panchina c’erano solo sei giocatori di movimento, in luogo dei 10 utilizzabili. Non un bel segnale. Magari quando ci si interroga sul fatto che la gente non va più allo stadio si può ipotizzare anche che i tifosi un po’ sono delusi. Inutile dire da chi.
Liberato Ferrara
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione