Stamattina avevamo messo in guardia sulle difficoltà che avrebbe potuto patire la Lazio a causa dei match ravvicinati. In particolare è stata folle la scelta di non tenere in considerazione la possibile concomitanza con il Sei Nazioni di rugby all’atto di redigere i calendari. Fatto sta che, come ampiamente prevedibile, la Lazio ha dovuto mettere da parte il fioretto e giocare di spada.
La vittoria è arrivata e proietta la Lazio al quarto posto, almeno momentaneamente. Vero che l’avversario di oggi era l’Empoli e quindi era tutt’altro che irresistibile, ma quando giochi tante partite ravvicinate e hai tanti acciaccati, il rischio è dietro l’angolo. Senza Immobile e Luis Alberto la manovra offensiva perde tantissimo, mentre sono dovuti uscire anche Milinkovic-Savic (verso l’ora di gioco) e Caicedo (nel finale). Una vera ecatombe, causata in primis dai ridottissimi tempi di recupero.
Il coefficiente di difficoltà di partite come queste aumenta notevolmente, ma la Lazio è stata brava a badare al sodo e a difendere con le unghie e con i denti l’unica rete di vantaggio. L’importanza di uno come Badelj in situazioni come quella di oggi è innegabile. In una fase in cui il pallone scottava si è preso delle responsabilità. Risorsa da rilanciare. Questa Lazio ha fatto ricorso a tutte le sue energie residue, nonostante una squadra stravolta e incerottata.
Caicedo sarà un calciatore non da Champions e magari da salutare a fine stagione, ma con tutti i suoi limiti ha risposto ancora una volta presente. In tre giorni ha dato sei punti ai biancocelesti, roba assolutamente da non trascurare. La rosa viene reputata qualitativamente inferiore ad esempio rispetto a un’Inter, ma la Lazio ha calciatori che giocano con il cuore, tutti verso un obiettivo, gente che mangia l’erba quando scende in campo. Il tutto anche quando i migliori sono out. Da segnalare anche l’impatto del portoghese Pedro Neto, poco più che maggiorenne, che ha conservato palloni preziosissimi.
Le note negative sono state date da Bastos (ancora una volta incerto) e da uno stanco Leiva. La sofferenza finale non va invece vista in chiave negativa, proprio perché era preventivabile e l’Empoli ha creato pochissimo.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione