La stucchevole polemica tra ADL ed il Presidente del Frosinone Stirpe ci dà oggi la possibilità di affrontare un tema fondamentale per individuare limiti ed eventuale sviluppo del sistema calcistico italiano: nel mondo quanto realmente è appetibile la seria A?

La risposta, dati economici alla mano, purtroppo non è incoraggiante.
Il campionato italiano sicuramente oggi ha un ruolo di secondo piano nel panorama europeo ed il costo dei diritti televisivi in Premier ( oltre il triplo dei nostrani) è la conseguenza e non certamente la causa di questo diffuso malessere.

Sicuramente De Laurentiis non sbaglia nel sottolineare che il cosiddetto “paracadute” per le squadre retrocesse è probabilmente sbagliato nella forma ma soprattutto come concetto. Il punto è che non si può attribuire certamente al Frosinone o alle piccole in generale il “mortorio” tecnico, economico e mediatico che è diventata la nostra serie A.

La Premier attira tifosi e passione ovunque perché prima di tutto è un campionato che pervade, che appassiona, che coinvolge ed incolla davanti alla TV.
Chiunque di noi dovesse scegliere tra ad esempio Chievo–Bologna o Leicester–Watford non credo avrebbe dubbi nemmeno per un istante.

I nostri stadi sono vecchi, sporchi e vuoti; accendere la tv e vedere una partita povera di valori tecnici nel deserto del Bentegodi, magari con quell’immancabile filo di nebbia, non è fonte di ispirazione per nessuno.

Il calcio oggi è prevalentemente uno sport televisivo e quale sponsor vorrebbe legare a livello mondiale il suo marchio ad una partita del genere?

Primo punto: in tutta Europa ci sono stadi nuovi, di proprietà che sono sempre pieni e che di conseguenza a livello televisivo piacciono a chi deve investire nel prodotto calcio.

Sul punto ADL credo debba fare una riflessione seria perché tra promesse di un nuovo stadio altrove (promesse a cui non crede più nemmeno il più innamorato dei suoi fan), convenzione con il Comune che non arriva, probabile citazione giudiziaria per la posizione debitoria, lavori che non partono e che sia chiaro la SSC Napoli non vuole nel corso della stagione, il San Paolo registra un inquietante calo di presenze.

Il match di domenica sera con Lazio rappresenta televisivamente la partita italiana da esportare: appena 19000 presenti in uno stadio vecchio, con sediolini scambiati, con l’anacronistico fossato e pista d’atletica quanto ha contribuito a far crescere il brand della seria A? Noi crediamo pochino.

Secondo punto: il valore tecnico complessivo della seria A è veramente modesto.
Gli investimenti nel settore giovanile sono limitatissimi da parte di quasi tutti i club, quindi mentre la Nazionale continua a collezionare brutte figure si continua a comprare calciatori stranieri.

Al contrario, negli altri movimenti calcistici europei le federazioni obbligano le società ad investire una quota fissa del fatturato in strutture e settore giovanile, in modo che il movimento nel suo complesso ne esca rafforzato nel giro di qualche anno.

Anche su questo punto ci permettiamo di dire che il contributo di ADL alla causa è stato piuttosto scarno: il Napoli non investe praticamente nulla nel settore giovanile, non ha strutture, non ha nemmeno tutte le squadre di rappresentanza.
Basti pensare che la Campania è il secondo serbatoio d’Italia per calciatori che militano in questo momento in squadre professionistiche nel nostro Paese ed il Napoli vanta il primato, perché di primato si tratta, di avere 0 convenzioni su 500 scuole calcio campane.

Mi sembra di poter concludere che anche sul secondo punto ADL ha molte più possibilità, lavorando bene, di migliorare il brand della serie A rispetto a Stirpe.

Terzo punto: il campionato di serie A è considerato un campionato corrotto. Gli scandali (dai rolex al doping, finendo per Calciopoli ) si sono susseguiti in questi anni; non ci si può nascondere dietro un dito e si deve affermare con forza che esiste nuovamente un problema arbitrale.

Dopo Inter-Juventus dello scorso anno tutti i maggiori quotidiani sportivi del mondo, sottolineo tutti, hanno gridato allo scandalo per la direzione di Orsato.
Veniva scritto dell’esistenza di un nuovo sistema Juventus, di una serie di decisioni arbitrali incredibili considerando il Var, di un Orsato che aveva combinato disastri che stranamente favorivano sempre un club. La nostra linea editoriale non prevede di entrare nel merito e preferiamo prendere le distanze da complottismi.

Ma ADL?
Niente.
Stranamente (per lui soprattutto) zitto.

Pochi giorni dopo la fine del campionato De Laurentiis, invece, scatenando le ire di tutti (tifosi del Napoli e non), difese Orsato ed accusò ovviamente Sarri; solo la rivolta web e gli sfottò che piovevano ovunque gli fecero correggere il tiro qualche giorno dopo.

Infine il campionato italiano è noioso, senza mordente.
Potrebbe mai un’Atalanta (tipo Leicester) vincere la seria A?

In conclusione, se i diritti televisivi della Premier valgono 3 miliardi annui è la conseguenza e non la causa della superiorità British rispetto al calcio nostrano.
La Premier si gioca in stadi bellissimi, sempre pieni, si ha la possibilità di assistere a partite vibranti, tecnicamente belle e spesso spettacolari.

In conclusione, caro ADL, la crisi della serie A è economica perché è amministrata da imprenditori incapaci a far crescere il brand, il fascino, la bellezza del nostro campionato.

Il Frosinone, piccolo miracolo sportivo, non c’entra proprio nulla. Frosinone che tra l’altro ha costruito uno stadio e sul mercato ha speso, salvo poi spendere male…

Salvatore Menale