A come Ancelotti: è lui il tecnico del grande sogno, vincitore ovunque, e che dovrà riportare qualche trofeo nella scarna bacheca azzurra. Alcuni sognano lo scudetto, ma non sarà facile, contro lo strapotere bianconero neppure la sua esperienza potrebbe bastare. Ci accontentiamo di qualche coppetta.
B come bilancio: in attivo, mai in rosso, è questa il dogma del presidente Aurelio de Laurentiis. Prima il fair play finanziario, priorità assoluta ai conti in attivo, ancor meglio se corposi, poi i risultati del campo. E se questi non dovessero venire, sempre secondo la filosofia aureliana, chissenefrega. Il 2018 è stato, sotto questo aspetto l’anno perfetto: spettacolo, incassi e buon piazzamento. Come un film di successo, ma questo è calcio. In netto contrasto con i desideri della piazza.
C come Cavani: il sogno di mezza estate, che ha fatto brillare gli occhi dei tifosi azzurri. Ma era un calciatore fuori budget, Adl non se l’è sentita di rischiare un corposo investimento per il celebre cavallo di ritorno. Vedesi voce bilancio.
D come De Laurentiis, padre padrone di una società che continua ad essere gestita a livello familiare: conti in ordine certo, ma decisioni esclusive del patron, nessun dirigente di alto profilo con potere esecutivo, un rapporto ruvido con la città, qualche esternazione fuori luogo, le difficoltà di convivenza con gli allenatori. Speriamo che la luna di miele con Ancelotti duri a lungo e sia felice. E proficua.
E come emozioni: il calcio-spettacolo di Sarri è piaciuto molto, anche se improduttivo in parte, era una vita che non si vedeva un Napoli così bello ed emozionante. Anche quello di Ancelotti a volte ha fatto inumidire gli occhi ai più romantici.
F come Firenze: laddove nel finale della scorsa stagione il gruppo Sarri perse lo scudetto, non in campo ma in albergo. Sconfitta inedita per il gioco calcio, eppure: davanti alla tivvù allenatore e giocatori si sgasarono mentre assistevano esterrefatti alle nefandezze arbitrali di Inter-Juve. Nell’occasione, però, emersero i limiti di Sarri, che non seppe distrarre e caricare la squadra a dovere. E difatti il giorno dopo in campo la debacle con la viola.
G come Ghoulam: in estate si è temuto il sacrificio sul mercato. Grande mossa trattenerlo, poi il grave infortunio. Nel final di anno è rientrato a piccoli passi, ma già cresce e porta palla che è una bellezza. Uno dei punti di forza di oggi e di domani.
H come Hamsik: il capitano sulla cui forte personalità permangono sempre dubbi, ma ormai c’è. E pesa. Non sempre trascina la squadra ma intanto ha stabilito un record di presenze in azzurro, superando le 512 di Bruscolotti, e ha realizzato in totale più gol di Maradona. Scusate se è poco.
I come Insigne: il campione di oggi, forse il fuoriclasse del futuro. Alterna momenti magici a qualche pausa, è funambolico, ha ancora ampi margini di crescita. Il 2018 è stato per lui un anno di consacrazione.
L come Liverpool: senza rimpianti perché ce la siamo giocati alla pari nel doppio confronto di Champions, ed è stato tanto. Non ci hanno eliminati loro, ma un gollazzo che sembrava inoffensivo preso dalla Stella Rossa. Peccato solo perché ad Anfield Road, ad un soffio dalla fine, Milik si è giocato in malo modo la palla per mandarli a casa.
M come Milik: sarà lui il degno erede di Cavani ed Higuain? Gran parte del 2018 l’ha trascorsa in infermeria ma il rientro lascia intravvedere una graduale crescita dopo una comprensibile timidezza iniziale. Deve, però, crescere sul piano della personalità: ha sbagliato gol pesanti, vedi Milan-Napoli della scorsa stagione e nel finale di Liverpool.
N come napoletani: fra i tifosi più affettuosi e fedeli del mondo, hanno applaudito la squadra anche quando qualche ramanzina terapeutica le avrebbe fatto bene. Il grande dilemma piuttosto: riusciranno, se non tutti la maggior parte di essi, a far pace con il presidente nel nuovo anno?
O come Orsato: arbitro di Inter-Juve 2-3 del passato campionato e bravissimo nell’occasione ad orientare la partita sulla sponda bianconera. Anzi più che bravo, ambigua la sua direzione di gara, soprattutto in occasione della mancata espulsione di Pjanic.
P come Parigi: sul campo del Psg in Champions, il Napoli ha disputato una delle migliori ed esaltanti gare della propria storia e senza dubbio la più bella del 2018. Meritava la vittoria. Ma gli Dei del Calcio consentirono ad Angel Di Maria di disegnare una parabola perfetta a pochi secondi dal fischio finale.
Q come Quagliarella: in tanti in città non hanno mai smesso di rimpiangerlo e lui il 2 settembre gli ha ricordato con un magico gol di tacco in Samp-Napoli 3 a 0 di essere ancora un bomber molto lontano dalla data di scadenza. Ah, se non fosse mai andato via quante volte in questo tempo sarebbe tornato utile. Si ringrazi sempre il signor de Laurentiis.
R come record: è il grande-ed unico- vanto della squadra guidata da Maurizio Sarri, 91 punti in stagione. Mai il Napoli era arrivato tanto in alto. Ma non sono bastati per lo scudetto. Peccato che la Juve avesse il turbo.
S come Sarri: nel 2018 ha raggiunto l’apice della sua carriera, ha fatto sì che il Napoli giocasse un calcio circense, che sfiorasse lo scudetto, gli è mancato nel finale di stagione un po’ di mestiere-vedi le gare di Milano e soprattutto Firenze- ma resterà nella storia azzurra come uno dei tecnici più amati dalla gente. Una sfiga che non abbia vinto niente nei tre anni azzurri, causa anche la scarsa organizzazione della società ed il rapporto tutt’altro che collaborativo con la proprietà.
T come Torino: il Napoli espugna il fortino dello Stadium per la prima volta nella storia il 22 aprile grazie al volo d’angelo in zona Cesarini di Koulibaly. Un’orgia di gioia in città, pareva Piedigrotta o Capodanno. Ma le sorti del campionato erano già orientate.
U come Universiadi strettamente legate alla questione stadio. Adl da anni dice di volerne edificare uno ma ormai non gli credono neppure all’asilo. Aspetta, piuttosto, che con la grande kermesse internazionale arrivino i fondi, alle autorità cittadine, per rimettere a nuovo il San Paolo. E poterne usufruire, come da abitudine, giocando al ribasso sul canone.
V come vendita: ma siamo sicuri che Adl finirà il suo percorso terreno al timone della Ssc Napoli. Il 2018 gli ha portato quattrini a sufficienza per lui e famiglia, e proposte di acquisto concrete non ne sono arrivate, si bofonchiò di un gruppo cinese ma era solo un pour parler. Eppure c’è chi dice che prima o poi si avranno delle sorprese. Che il 2019 sia l’anno della svolta? Adl tiene a tenere il Napoli perché per lui è fonte di reddito – ormai l’unico, dato che nel cinema sta gradualmente perdendo terreno – e gli rende non poco. Ma un’offerta adeguata, secondo alcuni, gli farebbe cambiare idea. Si guardi ad Oriente, alla penisola Arabica…
Z come zero: ma zero cosa? zero tituli, ovvio. Anche nel 2018 il bel Napoli dal gioco più divertente d’Europa non ha vinto nulla. Fuori già dalla fase a gironi della Champions, eliminato ai sedicesimi di Europa League dal Lipsia, fatale l’Atalanta al San Paolo in Coppa Italia, la Juve più forte e in campo e nel Palazzo in campionato. Avrebbe forse fatto bene Sarri, magnifico perdente, a puntare di più sulle Coppe? Non lo sapremo mai… Ma allo scudetto mai come lo scorso anno il Napoli ci è andato vicino.
Vincenzo Famiglietti
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione