A seguito dei cori contro Koulibaly e degli scontri fuori San Siro, con un tifoso investito e purtroppo deceduto oggi, la partita Inter-Napoli passa in ultimo piano. Avremmo voluto raccontare una partita di calcio, ma dobbiamo parlare di altro. L’inettitudine del direttore di gara Mazzoleni è stata lampante quando non ha sospeso la gara dopo gli ennesimi cori razzisti. Il poverino dello speaker è stato costretto a passare più volte l’avviso, il quale non è stato recepito. Purtroppo gli idioti hanno la testa per dividere le orecchie.
La direzione di Mazzoleni va bocciata, pertanto, non per l’arbitraggio sul campo, ma per la sua ignavia nei confronti dei bruttissimi cori contro Koulibaly. Cori che hanno indignato i telecronisti Sky e tutto il popolo nerazzurro. Sottolineiamo il “tutto”, in quanto i protagonisti di certi cori sugli spalti non sono degni di essere definiti tifosi dell’Inter, tifosi di calcio e persone che meritano gli stessi diritti civili degli esseri umani.
Avremmo voluto parlare dell’aspetto tecnico, di un’Inter finalmente tonica e sempre sul pezzo, di un Napoli brutto a tratti ma con forza e mentalità per creare pericoli quanto meno te l’aspetti. Gli ultimi minuti dopo il rosso a Koulibaly e i successivi buuu razzisti sono stati surreali. Zielinski è andato a un passo dal gol. Guarda caso, a salvare è stato un calciatore africano, africanissimo, come Asamoah. E poco dopo è arrivato il gol di Lautaro. Avremmo voluto soffermarci sul gol del “Toro”, che ha dato un calcio alle critiche, ma ribadiamo che il discorso tecnico passa in ultimo piano.
Come agire
La cosa principale da fare è quella di iniziare a sovvertire gli status quo. La linea di demarcazione tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva è netta. Pertanto, si inizi ad adottare il modello inglese, con tolleranza zero per i razzisti negli stadi. In Premier vi sono stati recentemente degli arresti per atti razzisti nei confronti rispettivamente di Sterling e Aubameyang. In Gran Bretagna è prevista la reclusione, mentre in Italia è necessario in primo luogo modificare le leggi. Con i mezzi attuali è un gioco da ragazzi individuare i responsabili. Non si tratta di persone, ma di erbacce da estirpare. In tal senso, c’è stata convergenza di opinioni pressoché totale tra i tifosi dell’Inter, i quali provano ribrezzo e ripugnanza per certi elementi. Questa gente è estranea ai valori, ai successi e alla storia della società Inter. E in ambiente nerazzurro hanno pressoché tutti preso le distanze da certe cose.
In secondo luogo, ribadiamo il nostro pensiero sulla responsabilità oggettiva. Non è fattibile controllare gli accessi e isolare i razzisti prima delle partite. Perdere i match a tavolino o vedere i propri settori dello stadio è un danno alle società e ai loro tifosi. Non è possibile che si venga danneggiati a causa di alcuni cerebrolesi, i quali rimarrebbero comunque impuniti. Il clamore mediatico dato da quanto successo è sacrosanto. Il tutto sarebbe potuto essere diverso qualora l’arbitro avesse gestito la situazione secondo protocollo, ovvero sospendendo il match a tempo indeterminato. Ad ogni modo, è ingiusto che ci vada di mezzo la società di casa.
I 4 in pagella dati da alcuni quotidiani a Mazzoleni non sono per la direzione di gara, lo ribadiamo. Bisogna pertanto fare un distinguo. L’arbitro non deve limitarsi al campo, in quanto secondo i protocolli ha il dovere di agire e adottare misure anche quando si verificano certi episodi sugli spalti. A questo punto una sospensione è d’uopo.
Chiosa con le parole del sindaco di Milano: “Ieri sera ero allo stadio. I buu a Koulibaly sono una vergogna. Continuerò a vedere l’Inter, ma ai primi buu farò un gesto, mi alzerò e me ne andrò. A Empoli mi piacerebbe la fascia a Asamoah. Chiedo scusa a Koulibaly a nome della Milano sana”.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione