Prima o poi capiremo, forse, perché De Laurentiis ha un’ossessione verso Sarri. Ne parla anche quando non avrebbe alcun motivo per farlo. Come in occasione della festa di Natale degli azzurri. Lo ha definito “comunista ossessionato dai soldi”. La qual cosa detta da lui, lui presidente, lascia perplessi. Fino a prova contraria se c’è qualcuno ossessionato dai soldi è Aurelio De Laurentiis. Ne parla in continuazione, è arrivato a dire che vincere lo scudetto non serve a nulla, non porta un aumento del fatturato. Ha portato i suoi fans ad occuparsi di bilanci più che di sistema di gioco. E così via.
Forse il problema di Sarri nasce dal fatto che è (era?) comunista? L’ex allenatore del Napoli è un professionista che, illo tempore, con una scelta coraggiosa lasciò il posto in banca per inseguire un sogno. Alla fine ha vinto la sua battaglia, ma ha rischiato grosso. In quel momento non pensava ai soldi. Non pensava ai soldi quando firmando la prima volta col Napoli accettò un contratto capestro, di 5 anni, ma con la società ce aveva la facoltà di esonerarlo senza cacciare un soldo.
Sarri come Mazzarri e Benitez via non per i soldi
Non pensava ai soldi Sarri quando, sono parole dello stesso De Laurentiis, ha rifiutato un rinnovo importante col Napoli, col rischio di ritrovarsi col cerino acceso tra le mani. Sarri è andato via da Napoli, esattamente come in passato Mazzarri e Benitez, perché aveva la sensazione che qui fosse impossibile vincere. Sarri, come Benitez e Mazzarri, è stato fino alla fine inseguito, coccolato, corteggiato per strappare un rinnovo. Sono andati via, facendo altre scelte.
Ma ormai fanno parte del passato. Punto, inutile tirarli fuori ogni volta. Anche perché in questo modo non si fa un bel servizio ad Ancelotti. Che dovrà sempre confrontarsi con un precedente, quello di Sarri, impossibile da reggere.
Liberato Ferrara

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione