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A proposito di Lazio, qualche giorno fa abbiamo pubblicato l’intervista allo psicologo dello sport Alberto Cei, ex presidente della Società Italiana di Psicologia dello Sport e membro della Federazione Europea di Psicologia dello Sport. Nei meandri della psicologia della Lazio.

Ieri sono emersi tutti i problemi di cui parlava il professor Cei.

In primo luogo, l’ansia da prestazione che colpisce la Lazio nei momenti cruciali. I biancocelesti sono stati capaci di farsi recuperare dopo un gol segnato al 96′. Il fatto che Saponara sia stato lasciato solo non può ridursi a un errore meramente tecnico, ma denota problemi di concentrazione e anche paura di vincerla.

Il discorso delle motivazioni non si applica al gruppo in generale, in quanto ovviamente non può esserci appagamento, visto il quarto posto sfumato in maniera beffarda a maggio. Può essere applicabile chiaramente invece ai calciatori che avrebbero preferito andare altrove e che sono, con ogni probabilità, rimasti malvolentieri.

I libri sulla legge di attrazione sono tantissimi e hanno parlato anche degli atteggiamenti volti alla negatività. Una squadra che è nervosa, timorosa e ha paura di vincere ha maggiori probabilità di attrarre eventi negativi. E l’evento negativo è arrivato proprio per un difetto psicologico e non per un normale errore tecnico. Non si è trattato di una prodezza di Quagliarella da 35 metri né di una sfortunata deviazione, ma Saponara ha segnato solo davanti al portiere.

E questi problemi psicologici e di poca serenità si sono notati anche dal fatto che la Lazio ha avuto tante occasioni, convertendone solo due (di cui una su rigore), mentre la Sampdoria ne ha avute pochissime segnando lo stesso numero di gol.

Inzaghi deve assolutamente migliorare l’aspetto psicologico. La Lazio ha toppato praticamente tutte le partite importanti o contro le big in questo campionato. E questo flop nei momenti cruciali prescinde ovviamente dall’aspetto prettamente tecnico.