• Tempo di lettura:3Minuti

Elena Proietti, ex arbitro aggredito nel 2014, ha raccontato la sua storia al Corriere dello Sport:

«Pioveva e aveva piovuto, ero tutta sporca di fango, la partita era quasi finita e dentro di me dissi: “ora vado a farmi la doccia, chissà che casino faccio nello spogliatoio conciata così”.
Invece… Quel pugno l’ho visto partire e arrivare, nonostante avessi le lacrime agli occhi: piangevo perché avevo appena visto come era ridotto quel giocatore a terra, in una pozza di sangue, l’osso del naso completamente spostato verso le orecchie, una maschera. L’hanno operato, aveva le orbite sfondate.
Ho testimoniato nel suo processo, lo scorso marzo.

Il calcio era l’amore della mia vita e per quell’amore ho rischiato di morire, così fece capire il prof. Michele Fortunato, l’oftalmologo del Bambin Gesù, a mia mamma. Sì, ok, non ero una bambina, però mi ha aiutato.

Ho mandato i referti anche a Boston. Purtroppo, come mi hanno detto, la lesione al nervo ormai era permanente, come quella all’orecchio… potrei mettere un apparecchio acustico, lo farò, a 80 anni…Non riesco a spiegarmi perché sia successo. E ce ne sono altri, di perché.

Perché sia stata abbandonata, dall’Aia prima e dalla Federcalcio poi.
Perché della mia storia nessuno ha mai potuto dire e scrivere nulla e chi l’ha fatto è stato in qualche maniera redarguito. Perché chi picchia un arbitro, ma sarebbe lo stesso con un avversario, possa avere una seconda possibilità, come la avrà chi mi ha cambiato la vita, mentre chi subisce, spesso, quella possibilità non ce l’ha più: io ne sono un esempio.

A parte la prima sera e a parte l’attuale presidente del CRA Ciancaleoni, lui sì carinissimo, nessuno si è mai fatto sentire, nessuno ha mostrato solidarietà. Né l’allora presidente del Comitato regionale, Fiorucci, né il presidente Nicchi.

Perché? Che colpa avevo? Cosa avevo fatto di male?

La verità è che il calcio e tutto quello che gli gira intorno vedono gli arbitri come dei nemici.
E siamo senza tutela, né della Federcalcio né dell’Aia, siamo mandati allo sbaraglio spesso in mezzo a veri animali. Cominciamo a radiare le società, così anche loro ci pensano prima di mettersi in squadra personaggi del genere.
E poi chi mi ha colpito veniva da tre giornate di squalifica ed aveva un conto in sospeso dall’anno precedente con quello che ha aggredito prima di me: perché non l’hanno radiato?»

Elena Proietti prima e dopo l’aggressione:

Domenica sera la Proietti è tornata a Non è l’Arena, programma condotto da Massimo Giletti, che aveva già raccontato i danni permanenti alla vista e all’udito subiti dall’ex arbitro. In studio è stato invitato il presidente dell’AIA, Marcello Nicchi, per parlare della vicenda ma non si è presentato. Quest’ultimo ha comunque dichiarato: «Questa ragazza ha avuto tutto quello che doveva avere. Sono andati da lei dopo l’aggressione il presidente della sezione di Terni con due collaboratori, è stata assistita, ha fatto causa, sono stati dati 5 anni di interdizione a quel giocatore che avrebbe dato il pugno».

Come riporta Umbria 24:

[…] sui danni permanenti riportati a 27 anni da Proietti, [Nicchi] sostiene che «questo lo diranno i certificati quando vedremo se ha perso la vista o no», gli stessi certificati che Giletti sventola in studio, per poi dire a Proietti: «Le cose sono due, gliela faccio dura: o lei ha corrotto questi medici o qui c’è qualcuno che deve chiedere scusa, ma tantissimo». Proietti consiglia di inviare i referti medici a Nicchi, e poi ribadisce «queste parole sono la dimostrazione che sono stata abbandonata, che per loro sono un problema».